UNA NUOVA VIA CHIRURGICA PER L’IMPIANTO DI ARTROPROTESI DI ANCA: ACCESSO INGUINO-MEDIALE.
Il Dr. Luca Lucente è co-ideatore con il
Prof. Wolfram Thomas di questa innovativa via chirurgica.
L’idea di raggiungere
l’articolazione coxo-femorale per via mediale non è una novità, infatti già
Ludloff nel lontano 1908 aveva pensato a questa via per ridurre le lussazioni
congenite d’anca. Nel suo articolo del 1913, Ludloff, descriveva l’accesso
mediale come via semplice, sicura e veloce per effettuare la tenotomia del
tendine del muscolo ileo psoas che ostacolava la riduzione incruenta della
testa femorale nell’acetabolo. Successivamente, diversi autori si sono
interessati a questa via, apportandone ciascuno delle modifiche: Chiari nel
1957, Saltzer et al. nel 1967, Dorr nel 1968, Man et al. nel 1971, Ferguson nel
1973 e Weinstein et al. nel 1979. Tutti gli autori appena citati hanno
utilizzato questa via solo in pazienti neonati ed esclusivamente per eseguire
la tenotomia dell’ileopsoas. La storia delle varie vie d’accesso
all’articolazione dell’anca ha visto un progressivo spostamento delle vie
chirurgiche dalla regione posteriore a quella laterale per giungere infine a
quella anteriore, oggi la più attuale. Il fine di tali spostamenti dell’accesso
chirurgico all’anca è quello di raggiungere l’articolazione dell’anca
attraverso una via la più possibile diretta e la meno invasiva possibile,
intendendo una via che arrechi il minor danno alle strutture anatomiche che si
incontrano man mano che ci si avvicina all’anca. L’idea di utilizzare una via
mediale, questa volta per l’impianto di un’artroprotesi di anca, nasce proprio
dalla considerazione che tale via utilizzata esclusivamente nei neonati doveva
essere necessariamente una via chirurgica semplice, veloce, poco invasiva e
quindi, con minimi rischi di complicanze intraoperatorie e postoperatorie. In
numerosi cadaver lab abbiamo apportato le dovute modifiche necessarie per
consentire l’impianto di un’artroprotesi di anca. Grazie a questa nuova via
possiamo raggiungere l’articolazione coxo-femorale senza attraversare alcun
muscolo, con tempi chirurgici estremamente ridotti e soprattutto avendo una
visione diretta dell’acetbolo in quanto frontale. Attraverso questo accesso
inguino-mediale è possibile indifferentemente impiantare una protesi di anca di
tipo resurfacing, a conservazione del collo femorale ed anche una protesi
standard con stelo a fissazione diafisaria. Questa via chirurgica non necessita
di strumentario specifico; l’impianto dei tre tipi di protesi sopraindicati
avviene utilizzando lo strumentario standard per ognuno dei tre tipi di
protesi. Il vero gold standard di tale via chirurgica è quello di non
determinare alcun danno ai muscoli stabilizzatori dell’articolazione dell’anca,
in primis ai muscoli glutei e secondariamente al tensore della fascia lata, al
retto femorale ecc, in quanto non aggrediti dal bisturi, come nelle altre vie
chirurgiche attualmente praticate, perché lontani dal sito chirurgico. Ciò
consente al pz. di poter deambulare da subito con grande stabilità e di poter
far ricorso alle stampelle per un brevissimo periodo di tempo. L’unico muscolo
che viene intaccato è il lungo adduttore il cui tendine viene sezionato e, a
fine intervento, suturato; poiché gli altri due adduttori (grande e breve)
rimangono indenni, l’azione adduttoria non ne risulta inficiata. La visione
dell’acetabolo è la migliore tra tutte le altre vie chirurgiche per l’anca in
quanto è diretta, essendo l’acetabolo posto di fronte all’operatore e questo
consente all’operatore di posizionare il cotile protesico senza errori di
inclinazione e di versione. La posizione del paziente sul tavolo operatorio è
supina con gli arti inferiori abdotti e, quello da operare flesso, con il
chirurgo operatore posizionato tra di essi:”frog leg”. La posizione supina del
paziente offre il vantaggio di una migliore gestione del paziente, durante
l’intervento, da parte dell’anestesista. I rischi di lussazione sono
praticamente azzerati e il paziente già nell’immediato postoperatorio può
assumere, a letto, qualsiasi posizione permettendo al personale infermieristico
una facile e veloce gestione del paziente stesso.
I vantaggi e i benefici di tale
intervento chirurgico sono :
1. SICUREZZA – l’intervento non arreca danni ai
vasi sanguigni, nervi, muscoli ecc.; i muscoli stabilizzatori dell'anca vengono
completamente risparmiati, diversamente da quanto accade con tutti gli altri
interventi chirurgici attualmente utilizzati. Questo consente al paziente di
muoversi e camminare facilmente e speditamente già nell'immediato
post-operatorio. Inoltre causa solo contenute perdite ematiche, tali da non
richiedere trasfusioni di sangue.
2. AGEVOLE ASSISTENZA ANESTESIOLOGICA
INTRAOPERATORIA – la posizione supina del paziente sul letto operatorio
facilita le manovre dell’anestesista.
3. PRECISIONE – l’ottima esposizione del
campo chirurgico evita mal posizionamenti dell’impianto protesico.
4. FACILE
DECORSO POST-OPERATORIO – non predispone a lussazioni perchè, da subito, il
paziente può assumere qualsiasi posizione (seduto senza la necessità di rialzi,
dormire indifferentemente su un fianco, prono (a pancia sotto) e supino, senza
dover far uso di divaricatori.
5. VELOCE RIABILITAZIONE – il paziente non deve più
sottoporsi a prolungati programmi riabilitativi e per camminare farà uso di
bastoni canadesi soltanto per pochi giorni.
6. VANTAGGI ESTETICI – la cicatrice
chirurgica è praticamente invisibile perchè nascosta tra le pieghe inguinali.
7. CONVENIENZA ECONOMICA PER I PRODUTTORI DI PROTESI – l’ntervento non
necessita di strumentario chirurgico dedicato, in quanto consente l’utilizzo di
un kit standard per l’impianto protesico.
Posizionamento sul letto operatorio
Preparazione dell'arto da operare
Visione della protesi impiantata
Cicatrice invisibile, nascosta nella piega inguinale