domenica 27 settembre 2015

PROTESI DI ANCA VIA MEDIALE



UNA NUOVA VIA CHIRURGICA PER L’IMPIANTO DI ARTROPROTESI DI ANCA: ACCESSO INGUINO-MEDIALE.

Il Dr. Luca Lucente è co-ideatore con il Prof. Wolfram Thomas di questa innovativa via chirurgica.

L’idea di raggiungere l’articolazione coxo-femorale per via mediale non è una novità, infatti già Ludloff nel lontano 1908 aveva pensato a questa via per ridurre le lussazioni congenite d’anca. Nel suo articolo del 1913, Ludloff, descriveva l’accesso mediale come via semplice, sicura e veloce per effettuare la tenotomia del tendine del muscolo ileo psoas che ostacolava la riduzione incruenta della testa femorale nell’acetabolo. Successivamente, diversi autori si sono interessati a questa via, apportandone ciascuno delle modifiche: Chiari nel 1957, Saltzer et al. nel 1967, Dorr nel 1968, Man et al. nel 1971, Ferguson nel 1973 e Weinstein et al. nel 1979. Tutti gli autori appena citati hanno utilizzato questa via solo in pazienti neonati ed esclusivamente per eseguire la tenotomia dell’ileopsoas. La storia delle varie vie d’accesso all’articolazione dell’anca ha visto un progressivo spostamento delle vie chirurgiche dalla regione posteriore a quella laterale per giungere infine a quella anteriore, oggi la più attuale. Il fine di tali spostamenti dell’accesso chirurgico all’anca è quello di raggiungere l’articolazione dell’anca attraverso una via la più possibile diretta e la meno invasiva possibile, intendendo una via che arrechi il minor danno alle strutture anatomiche che si incontrano man mano che ci si avvicina all’anca. L’idea di utilizzare una via mediale, questa volta per l’impianto di un’artroprotesi di anca, nasce proprio dalla considerazione che tale via utilizzata esclusivamente nei neonati doveva essere necessariamente una via chirurgica semplice, veloce, poco invasiva e quindi, con minimi rischi di complicanze intraoperatorie e postoperatorie. In numerosi cadaver lab abbiamo apportato le dovute modifiche necessarie per consentire l’impianto di un’artroprotesi di anca. Grazie a questa nuova via possiamo raggiungere l’articolazione coxo-femorale senza attraversare alcun muscolo, con tempi chirurgici estremamente ridotti e soprattutto avendo una visione diretta dell’acetbolo in quanto frontale. Attraverso questo accesso inguino-mediale è possibile indifferentemente impiantare una protesi di anca di tipo resurfacing, a conservazione del collo femorale ed anche una protesi standard con stelo a fissazione diafisaria. Questa via chirurgica non necessita di strumentario specifico; l’impianto dei tre tipi di protesi sopraindicati avviene utilizzando lo strumentario standard per ognuno dei tre tipi di protesi. Il vero gold standard di tale via chirurgica è quello di non determinare alcun danno ai muscoli stabilizzatori dell’articolazione dell’anca, in primis ai muscoli glutei e secondariamente al tensore della fascia lata, al retto femorale ecc, in quanto non aggrediti dal bisturi, come nelle altre vie chirurgiche attualmente praticate, perché lontani dal sito chirurgico. Ciò consente al pz. di poter deambulare da subito con grande stabilità e di poter far ricorso alle stampelle per un brevissimo periodo di tempo. L’unico muscolo che viene intaccato è il lungo adduttore il cui tendine viene sezionato e, a fine intervento, suturato; poiché gli altri due adduttori (grande e breve) rimangono indenni, l’azione adduttoria non ne risulta inficiata. La visione dell’acetabolo è la migliore tra tutte le altre vie chirurgiche per l’anca in quanto è diretta, essendo l’acetabolo posto di fronte all’operatore e questo consente all’operatore di posizionare il cotile protesico senza errori di inclinazione e di versione. La posizione del paziente sul tavolo operatorio è supina con gli arti inferiori abdotti e, quello da operare flesso, con il chirurgo operatore posizionato tra di essi:”frog leg”. La posizione supina del paziente offre il vantaggio di una migliore gestione del paziente, durante l’intervento, da parte dell’anestesista. I rischi di lussazione sono praticamente azzerati e il paziente già nell’immediato postoperatorio può assumere, a letto, qualsiasi posizione permettendo al personale infermieristico una facile e veloce gestione del paziente stesso.



I vantaggi e i benefici di tale intervento chirurgico sono : 

1. SICUREZZA – l’intervento non arreca danni ai vasi sanguigni, nervi, muscoli ecc.; i muscoli stabilizzatori dell'anca vengono completamente risparmiati, diversamente da quanto accade con tutti gli altri interventi chirurgici attualmente utilizzati. Questo consente al paziente di muoversi e camminare facilmente e speditamente già nell'immediato post-operatorio. Inoltre causa solo contenute perdite ematiche, tali da non richiedere trasfusioni di sangue. 

2. AGEVOLE ASSISTENZA ANESTESIOLOGICA INTRAOPERATORIA – la posizione supina del paziente sul letto operatorio facilita le manovre dell’anestesista. 

3. PRECISIONE – l’ottima esposizione del campo chirurgico evita mal posizionamenti dell’impianto protesico. 

4. FACILE DECORSO POST-OPERATORIO – non predispone a lussazioni perchè, da subito, il paziente può assumere qualsiasi posizione (seduto senza la necessità di rialzi, dormire indifferentemente su un fianco, prono (a pancia sotto) e supino, senza dover far uso di divaricatori. 

5. VELOCE RIABILITAZIONE – il paziente non deve più sottoporsi a prolungati programmi riabilitativi e per camminare farà uso di bastoni canadesi soltanto per pochi giorni. 

6. VANTAGGI ESTETICI – la cicatrice chirurgica è praticamente invisibile perchè nascosta tra le pieghe inguinali. 

7. CONVENIENZA ECONOMICA PER I PRODUTTORI DI PROTESI – l’ntervento non necessita di strumentario chirurgico dedicato, in quanto consente l’utilizzo di un kit standard per l’impianto protesico.







Posizionamento sul letto operatorio

















Preparazione dell'arto da operare
















Visione della protesi impiantata

















Cicatrice invisibile, nascosta nella piega inguinale